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  • Lunedì 31 ottobre 2022

Un grosso problema dell’emergenza climatica è che è un argomento noioso

E in particolare lo sono le conferenze internazionali sul tema: lo dice anche il protagonista del nuovo romanzo di Paolo Giordano, "Tasmania"

Un momento della sessione d'apertura della COP21 a Parigi, il 30 novembre 2015 (Carl Court/Getty Images)
Un momento della sessione d'apertura della COP21 a Parigi, il 30 novembre 2015 (Carl Court/Getty Images)
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L’ambiente era un argomento noioso. Lento, privo di azione e di tragedia, se non di quelle eventuali. Sovraccarico, in compenso, di buone intenzioni. Eccolo il problema nascosto dell’emergenza climatica: la noia atroce. Assistere alla messa a punto di un accordo internazionale era addirittura soporifero.

da Tasmania di Paolo Giordano, pubblicato da Einaudi il 25 ottobre

Il protagonista del nuovo romanzo di Paolo Giordano è uno scrittore che nel 2015 si fa mandare dal Corriere della Sera a Parigi per seguire i lavori della 21esima conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, più nota come COP21. In quell’occasione venne negoziato uno dei più importanti trattati internazionali sul contrasto al riscaldamento globale. Eppure il protagonista di Tasmania – alter ego dello stesso Giordano, autore del bestseller La solitudine dei numeri primi e poi di altri tre romanzi – fa fatica a scrivere degli articoli sulla conferenza:

Avrei dovuto testimoniare di ogni avanzamento millimetrico presentandolo come una rivoluzione, ma a chi poteva interessare? A chi, se ero io il primo ad assopirmi nelle salette in penombra, appesantito dai sandwich che mangiavo di continuo, cullato dagli interventi monocordi dei delegati senegalesi, cubani, oppure arrivati in tuniche tradizionali dal Tibet?

La scarsa attrattiva dei resoconti dalle conferenze internazionali sul clima è un problema ben noto ai giornalisti. In parte è dovuta alla complessità di questi eventi, durante i quali quasi duecento paesi con interessi diversi sono impegnati in sottili strategie diplomatiche che a volte riguardano l’uso di una parola piuttosto che di un’altra; e in parte al fatto che anno dopo anno sembra che nessun nuovo trattato porti a sostanziali differenze nel modo in cui il mondo sta affrontando il cambiamento climatico.

È così anche per il personaggio di Giordano, nonostante sia una persona molto consapevole delle conseguenze del riscaldamento globale e preoccupata per le sorti dell’umanità. Tasmania parla di questa e di altre crisi globali di questi anni, che riguardano tutte le persone, ma anche di crisi private, come quella di non riuscire ad avere figli, e di come le crisi si intreccino.

La prossima conferenza internazionale sul clima, la ventisettesima, da cui COP27, sta per cominciare: si terrà a Sharm el-Sheikh, in Egitto, dal 6 al 18 novembre. Si parlerà di ridurre le emissioni di gas serra, la causa del cambiamento climatico, di come aiutare i diversi paesi a prepararsi e ad affrontare le conseguenze del riscaldamento globale e di come finanziare tali imprese.

In particolare si cercherà di fare dei passi avanti sui temi su cui non ci si era riusciti ad accordare durante la COP26 di Glasgow, un anno fa. Uno di questi è la riduzione dell’uso del carbone, il combustibile fossile che causa più emissioni di gas serra di tutti. Un altro è il cosiddetto meccanismo di “loss and damage”, quello per cui i paesi più ricchi dovrebbero fornire aiuti economici a quelli più poveri, molto meno responsabili del cambiamento climatico, per affrontarne l’impatto. È difficile tuttavia che si riesca a trovare un accordo su come farlo funzionare. È dal 2009 che se ne discute e il problema è sempre rimasto aperto: alcuni fondi sono stati distribuiti nel corso degli anni, ma non quanti erano stati promessi.

– Leggi anche: Cosa si fa esattamente alle conferenze sul clima