Conte: «La destra non si combatte con lo spauracchio fascista. Meloni va battuta sulle proposte»

di Claudio Bozza

Il leader del M5S: «Non tifo per un ritorno di Trump. Zelensky? Lo vedrei e lo rassicurerei sull’autodifesa, ma gli direi che serve la pace. Grillo lo sento tutti i giorni»

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Presidente Conte, l’emergenza bollette è drammatica, e in autunno peggiorerà. Qual è la ricetta del M5S?
«Sono sei mesi che abbiamo presentato proposte concrete su bollette e carovita. Da Draghi abbiamo ricevuto solo dei no e dei rinvii: ora il conto lo pagano imprese e cittadini. Vanno recuperati i 9 miliardi di extraprofitti persi per strada dal governo. E lancio un appello: il ministero dell’Economia pubblichi i dati sui pagamenti effettuati per verificare quali sono le società che hanno versato il contributo e quali si stanno sottraendo alla legge. Inoltre, dobbiamo estendere questa tassazione anche ai settori farmaceutico e assicurativo, colpendo le speculazioni che durante la pandemia hanno prodotto profitti ingenti. È poi assolutamente necessario azzerare l’Iva sui generi alimentari, valutando la variazione di bilancio necessaria a generare le risorse che ci servono».

State difendendo con le unghie il reddito di cittadinanza, che però ha bisogno di aggiustamenti: quali?
«Lo abbiamo già modificato in manovra, con interventi antifrode ancora più efficaci e con meccanismi che incentivano l’accoglimento della prima offerta di lavoro. Ricordiamo che due beneficiari del reddito su tre non sono in grado di lavorare in quanto minori, anziani o disabili. Mentre quasi la metà di chi è occupabile chiede il reddito per integrare stipendi da fame. La proposta del centrodestra di abolire questo sostegno vitale scatenerebbe una guerra sociale ed è indegno che chi incassa 500 euro al giorno voglia perseguitare chi integra 500 euro al mese di reddito per sopravvivere».

Nient’altro di migliorabile?
«C’è molto da lavorare sulle politiche attive, la cui leva è quasi tutta in mano alle Regioni: e 14 su 20 sono governate dal centrodestra».

Secondo tutti i sondaggi, però, il centrodestra è ampiamente avanti sul centrosinistra. Anche senza le percentuali attribuite al Movimento, si preannuncia una sfida impari. Si sente correo?
«Assolutamente no. Spiana la strada alla destre chi la demonizza, invece di combatterla con proposte migliori. Certe scelte dei vertici del Pd — dal disastro sulle alleanze, alla corsa a polarizzare lo scontro — stanno costruendo un’autostrada a Meloni. Inoltre, un atteggiamento ossequioso verso il presunto governo dei “migliori” non aiuta. L’esecutivo non ha dato risposte concrete alle tensioni economiche e sociali, e questa è benzina per una destra abituata a soffiare sul fuoco senza offrire soluzioni».

La guerra in Ucraina sembra aver preso una piega più favorevole per il paese invaso, grazie soprattutto alle armi fornite dai membri Nato. Andrebbe da Zelensky?
«Io non avrei problemi. L’ho incontrato più volte da premier. Lo farei anche in futuro. Lo rassicurerei sul sostegno all’autodifesa, ma gli direi anche che ritengo ben più importante che ci sia il massimo sforzo per un negoziato di pace. La prospettiva di un’escalation militare, con un aggravio di perdite di vite umane, assieme al rischio di un incidente nucleare, è assolutamente da scongiurare».

Lei è arrivato all’apice del gradimento degli italiani nei panni di uomo di Stato, durante la pandemia. Poi, in versione «di lotta», quei numeri sono molto calati. Perché, nonostante ciò, lei si è convinto che per recuperare consensi il M5S debba tornare alla linea dura delle origini?
«In realtà io ho sempre vestito i panni della lotta. Ho sempre lottato per gli italiani. Siamo stati uno dei pochi Paesi, durante la pandemia, a bloccare i licenziamenti e a smontare l’austerità in Europa, per imprimere una svolta storica ricorrendo al debito comune Ue, portando all’Italia 209 miliardi con il Pnrr».

C’è chi ancora contesta al partito di Meloni un dna «fascista», con eventuali rischi se sbarcasse a Palazzo Chigi. Lei che ne pensa?
«Io credo che la destra debba essere sconfitta sulle proposte e non agitando lo spauracchio di una nuova Marcia su Roma. Meloni si è prodigata molto per accreditarsi a livello internazionale, togliendosi di dosso gli imbarazzi di gioventù. Quando ero premier mi sono confrontato varie volte con la leader di FdI, ma sono assolutamente convinto che il suo modo di essere “patriota” è solo apparentemente proteso a difendere gli interessi nazionali. In realtà, in tutti i passaggi più significativi, ha sempre fornito risposte inadeguate, che se applicate avrebbero pregiudicato l’interesse nazionale».

Teme un ritorno di Trump o lo auspica?
«Non mi interessa entrare in questioni sulle quali sono i cittadini americani a dover decidere. Se poi mi chiede il mio parere personale: no, non faccio il tifo per Trump».

La scissione di Di Maio quanto vi ha danneggiato?
«Sinceramente ci ha favorito. Abbiamo registrato un boom di iscrizioni e un rinnovato entusiasmo, ma soprattutto questa scelta ha contribuito a un grande chiarimento politico interno. La separazione è stata inevitabile dopo averlo visto all’opera, intento a rinnegare tutte le battaglie e alla ricerca disperata di una nuova collocazione politica. Di Maio è ormai diventato un Ogm, un organismo geneticamente modificato».

Se il centrodestra non dovesse avere i numeri, potrebbe tornare una coalizione di larghe intese. La vostra strada potrebbe tornare a incontrare quella del Pd?
«Non ragiono sui se e sui ma. Ma guardo alle scelte che si fanno. Il Pd è orfano dell’agenda e del metodo Draghi. Quell’agenda non è la nostra e comunque non esiste. Quanto al metodo, se avessimo questo metodo dell’eterno rinvio durante la pandemia, senza assumere decisioni coraggiose come il blocco dei licenziamenti, non avremmo avuto il +6.6% di Pil, bensì un milione di poveri in più che abbiamo scongiurato solo grazie alle nostre misure, come certificato dall’Istat».

Le «parlamentarie» hanno riscontrato un successo con 50 mila votanti. Poi, però, i risultati sono arrivati dopo due giorni, nonostante il voto elettronico. Inoltre ha ricevuto forti critiche per aver scelto 15 capilista bloccati.
«Nessuna altra forza politica può vantare la trasparenza e la partecipazione nella compilazione delle liste come il M5S, che ha consentito a tutti gli iscritti di poter esprimere il proprio voto sui candidati. Avevo detto fin dal principio che avrei garantito una proposta fondata su: passione, competenza e professionalità. E credo che, grazie al voto di migliaia di iscritti, abbiamo garantito una squadra all’altezza: con noi abbiamo gli ex pm Roberto Scarpinato e Cafiero De Raho, oltre al professor Livio De Santoli, solo per citarne alcuni».

Grillo si è di nuovo inabissato. Eppure siamo a meno di un mese dal voto: è un peso o un aiuto per i 5 Stelle?
«Con Beppe ci sentiamo tutti i giorni e ci scambiamo di continuo aggiornamenti sulla campagna elettorale. A proposito: il 9 settembre, a Roma all’Auditorium della Conciliazione, ci sarà un grande evento per presentare il nostro programma».

28 agosto 2022 (modifica il 28 agosto 2022 | 10:48)